In questi giorni sono stati segnalati alcuni casi di vaiolo delle scimmie (in inglese Monkeypox) comparsi nel Lazio. Si tratta di un’infezione causata da un virus Orthopoxvirus molto simile a quello del vaiolo “classico” ma per fortuna meno diffusiva e che dà quasi sempre manifestazioni meno gravi. E’ prevalentemente diffuso in Africa tra primati e piccoli roditori da cui è possibile la trasmissione all’uomo in seguito al contatto con fluidi del soggetto ospitante: saliva, droplets, contatto diretto con lesioni della pelle o con vescicole aperte dell’animale infetto; la prospettata trasmissione sessuale tra umani non è dovuta tanto al liquido seminale ma allo stretto contatto con fluidi provenienti da lesioni essudanti di pelle o vescicole. Un problema per arrivare ad una rapida diagnosi è generato dal fatto che, nei nostri paesi, quasi nessun medico ha mai avuto occasione di osservare di persona le vescicole e gli esantemi tipici della malattia. Al momento solo il Tecovirimat, un antivirale che è stato messo a punto per contrastare agenti biologici utilizzabili come armi, è approvato dall’EMA specificatamente contro gli Orthopoxvirus. E’ comunque evidente come l’isolamento dei soggetti contagiati sia forse la misura più efficace per evitare l’espandersi dell’infezione.